TITOLO DEL MESE MARZO-APRILE 2024:NON TI MANCHI MAI LA GIOIA. BREVE ITINERARIO DI LIBERAZIONE DI VITO MANCUSO (2023)

Perché leggere questo libro? A chi non è mai capitato di vivere momenti di stallo, senza trovare la forza per andare avanti, soprattutto perché non capiamo quale sia la direzione da prendere? Vivere così una situazione di impotenza, di sentirsi come intrappolato nella propria stessa vita, una vera sensazione di paralisi tragica in cui ogni possibile soluzione sembra insostenibile? Vito Mancuso, teologo laico e filosofo, propone una filosofia di liberazione per riconoscere e smantellare le trappole che attanagliano le nostre vite e aprirci ad un’esistenza più autentica. Come capire se siamo sulla strada giusta nel cammino di liberazione? Se nelle nostre scelte di vita compare la gioia di vivere, che ci fa fiorire e fa fiorire tutta la realtà che ci circonda.

Cosa sono le trappole della nostra vita? Non sono le difficoltà o le situazioni problematiche che ogni giorno affrontiamo, ma secondo Mancuso si è in trappola quando la situazione in cui ci si trova è del tutto insostenibile e al contempo qualunque ipotizzabile rimedio lo è altrettanto. La condizione di trappola fu descritta alla perfezione dal poeta latino Ovidio nel descrivere il suo rapporto con Corinna: “Nec sine te, nec tecum, vivere possum” “Né senza di te né con te sono capace di vivere”. Tale condizione è stata resa celebre anche dalla canzone degli U2 “With or without you/I can’t live/With or without you.”

Tutti riescono a percepire la sensazione di essere in trappola? Secondo Mancuso la consapevolezza di trovarsi in trappola può essere percepita solo dall’essere umano autenticamente pensante, un essere che non pensa come pensa il mondo esterno, ma pensa in sé stesso, per sé stesso “nella propria radicale solitaria singolarità”. Solo nella solitudine “sale dal profondo una voce che ti dice: sei in trappola” perché, con l’onestà intellettuale del pensiero, sperimentiamo che tutti gli ambiti vitali che ci danno vita e di cui non possiamo fare a meno, ci tolgono anche la libertà. Possiamo vivere senza l’amore? No certamente! Ma quanti assilli e travagli genera! Così è per la famiglia, il sapere e la conoscenza, il lavoro, la politica, la religione, la maternità … e l’elenco potrebbe essere lungo.

Quindi oltre alle trappole personali, dobbiamo considerare anche quelle sociali che ci imprigionano: la nostra economia capitalistica consumistica contro i nostri principi di salvaguardia dell’ambiente; la salvaguardia della nostra identità culturale e sociale contro l’accoglienza di profughi che provengono da realtà linguistiche e culturali diverse; la nostra coscienza morale contro la tecnologia che guarda agli esseri umani solo come mezzi operativi, validi e degni di considerazione solo se efficienti e performativi e la nostra sicurezza contro il nostro amore per la pace perché siamo costretti a costruire e a possedere armi per difenderci da chi ci vuole attaccare o dal dubbio che ci sia qualcuno che lo voglia fare. Tutte queste ombre gravano su di noi, rendendoci impotenti nel cercare una via d’uscita. Siamo in trappola.


La trappola più radicale, però, risiede dentro di noi stessi. Nasce dall’essenza stessa dell’uomo. Come
diceva Spinoza “ipsa hominis essentia est cupiditas”, l’essenza stessa dell’uomo è il desiderio o addirittura la cupidigia. Il desiderio è la spinta che ci spinge a vivere. La mortificazione del desiderio determinerebbe la mortificazione della spinta vitale. Siamo fatti così e in sé nel desiderio non vi è niente di sbagliato. Il desiderio però può diventare una trappola nella misura in cui l’oggetto di questo desiderio diventa il proprio ego, il proprio Io.

Un tempo la vita sulla terra era regolata dall’armonica interrelazione di 3 entità, che in ordine di importanza erano Dio, l’Uomo e il Mondo. Nel passato la religione (dal latino re-ligo, legare) se da un lato ci teneva tutti in trappola, dall’altro teneva unito il tutto, legando a sé il tutto e tutti ne erano nutriti da essa. La vita generale era scandita dalla religione con le sue feste, i suoi precetti, i suoi divieti, le sue dottrine, i suoi dogmi. Con la progressiva modernizzazione abbiamo sostituito la dittatura religiosa, con la dittatura dello stato, sia con regimi di sinistra (comunismo), che di destra (fascismo e nazionalsocialismo). Con l’economia liberal-capitalistica delle democrazie occidentali che basano la loro sussistenza con l’incremento progressivo dei consumi creando ad arte falsi bisogni, l’immagine di Dio, come già profeticamente annunciato già alla fine dell’800 da Friedrich Nietzsche, si è progressivamente dissolta e il concetto di Dio non esiste più nella vita della gran parte delle persone soprattutto del mondo occidentale. Conseguentemente dei i tre concetti fondamentali su cui si basava la vita dell’uomo attualmente ne sono rimasti due, in quanto l’uomo si è divorato Dio e si sta progressivamente divorando anche il mondo, rischiando se non si cambierà rotta, di divorare in futuro se stesso. L’Io senza Dio sta diventando a sua volta Dio e non avrà altro Dio all’infuori del proprio Io. La sua dogmatica si chiama finanza, la sua liturgia shopping. Il concetto di societas, le relazioni stesse scompariranno, rimanendo solo quelle che ci aiuterebbero a soddisfare l’irrefrenabile bisogno di soddisfare la nostra volontà di volere e la nostra volontà di potenza, prevaricando chiunque si opponga a questo disegno.

Ma può portare alla gioia, alla felicità questo comportamento? Secondo Mancuso assolutamente no. Si può uscire da questa situazione nichilistica, distruttiva? Sì, assolutamente sì, tramite però un lungo e faticoso percorso. Tutto parte dalla rinascita dentro di noi di Dio, di quella parte divina che vive dentro di noi, al di sopra dei nostri interessi personali. È stata chiamata Atman dall’hinduismo, l’Isola del sé dal Buddhismo, il Cuore dentro al cuore per il taoismo, il Tao nel confucianesimo, Dio nel profondo di sé per il Cristianesimo di Sant’Agostino, Dio nel cuore dell’uomo dalla mistica islamica di Rumi. Etty Hillesum nel suo diario scriveva il 26 agosto 1941: “Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio”.

Mancuso elenca poi i pensieri corretti per guarire dal nostro individualismo nichilista: trasformare il nostro desiderio (ciò che Spinoza chiamava cupiditas) in amore, concepire il tutto a partire e in funzione di qualcosa di più importante di sé, liberarsi dalla ricerca dell’acclamazione sociale e del successo che crea dipendenza, coltivare e custodire, uno spazio tutto nostro nel nostro cuore, un vuoto che pulisca la nostra interiorità, scegliendo le poche cose, persone, esperienze davvero importanti per la nostra vita. E la gioia nascerà naturalmente dentro di noi come prova del percorso corretto intrapreso. “Non ti manchi mai la gioia. Voglio, però, che ti nasca in casa: e ti nascerà, se sorge dentro di te”. (Seneca).